posted by Nela San on paroleparoleparole
Ci sarebbe da chiedersi perché, ogni volta che partecipate a un reading, vere e proprie maratone di opere classiche, a voi vengono sempre assegnati ruoli di donne...perdenti.
Nell'Orlando Furioso impersonavate Olimpia, abbandonata su una spiaggia dal suo promesso sposo, Bireno, che si innamora di un'altra.
Arrivate all'Eneide "comparsate" la figura di Anna, che suo malgrado si ritrova complice nel suicidio di Didone, pazza di dolore dopo l'abbandono di Enea.
Per non parlare di Amata, della quale dovete mettere in risalto la sua fobia per Enea e tutti i suoi uomini, i troiani.
Ebbene: è la faccia, il pathos con cui declamate o cosa?
Niente di tutto ciò.
Più semplicemente nelle opere classiche come nei romanzi o nella lirica, chi vive il dramma dell'abbandono è sempre una figura femminile.
Quello che ci si augura è che, se Olimpia fosse personaggio dei nostri giorni e venisse abbandonata su una spiaggia, ne approfittasse per spalmarsi una bel solare fattore di protezione 30, ordinasse una sdraio e, dopo esservisi sdraiata, si leggesse un bel libro con il viso rivolto al mare.
Così, alegra-mente attendesse il tramonto sul mare e trascorresse...giorni felici.
PS L'immagine è tratta dallo spettacolo teatrale, Giorni Felici, con Adriana Asti, ma io intendevo giorni felici, senza pistole.