Si inizia con un giro di tavolo in cui ogni export manager introduce in sintesi l'azienda che rappresenta.
Prima scoperta.
Se non fosse perché tutti gli uomini sono elegantemente incravattati in abiti rigorosamente made-in-Italy, verrebbe quasi da pensare di essere in una scuola serale di Inglese per principianti, giacché molti incespicano nelle rispettive presentazioni. Fino all'ultimo.
Seconda scoperta.
L'ultimo è una vera perla di dandy.
Nell'abbigliamento somiglia al nostro Oscar, con tanto di fazzoletto bianco da taschino.
Se non fosse che lui, al posto del pantalone, di gessato ha la camicia, nera a righe bianche, come collo e polsini, tipo mafioso anni del proibizionismo.
Nel viso somiglia al nostro Oscar, con lo stesso sguardo distaccato.
Se non fosse che lui, al posto dell'aristocratico pallore, sfodera un'improbabile abbronzatura da spiaggia a 3000 raggi UVA o giù di lì.
Nella postura somiglia al nostro Oscar...No, in questa no!
Gli manca la sigaretta.
Poi la nostra perla non fa nemmeno finta di alzarsi come tutti gli altri. Rimane mollemente seduto, con la gamba accavallata sull'altra, un gomito poggiato su quella accavallata e introduce così la società che rappresenta, leader in un segmento settore dei dolciari, conosciuta su tutto il territorio nazionale e di cui improvvisamente mi viene in mente il ritornello-tormentone che passava a Carosello.
Eccellenza italiana rappresentata da eccellente cafon-dandy.
Non stupiamoci di quale immagine diamo all'estero, a tutti i livelli.
La vera perfezione dell'uomo non sta in ciò che l'uomo ha, ma in ciò che l'uomo è.
Indovinate chi lo diceva.
Basta e avanza per il soggetto di un film. Ciao.
@Alberto: Sì, sono d'accordo. Però non facciamolo fare ai fratelli Vanzina, please! ;-)